Wednesday, March 2, 2011

John Hull, Futures And Options Market

Facebook

The choice of name be attributed to his son, for a parent, a great responsibility. The decision in most cases, be affected by many factors: family traditions, memories, important anniversaries e, perchè no, voglia di non ricorrere al solito nome banale o inflazionato.
Il rischio è quello di dimenticare un punto focale: si sta disponendo di un diritto altrui , quello ad avere un nome che non sia ridicolo, vergognoso o che, comunque, non possa creare nocumento nella vita di relazioni del bambino.
Prendendo spunto dai recenti casi di cronaca, ho scritto un breve articolo pubblicato sul giornale di informazione giuridica LeggiOggi .
Di seguito un breve accenno.
È di pochissimi giorni fa la notizia della nascita in Egitto di una bambina a cui è stato dato il nome Facebook.
Chi ha seguito le cronache di questi ultimi mesi, sa che la scelta dei genitori è stata dettata da un senso di forte gratitudine nei confronti del social network che si ritiene abbia avuto un ruolo cruciale nella rivolta culminata nelle dimissioni del presidente Hosni Mubarak.
Sarebbe stato possibile, in Italia, imporre un nome del genere ad un bambino? La risposta è no. Due i casi più eclatanti degli ultimi tempi: uno, più recente, che si è occupato di una bambina registrata all’anagrafe con il nome di Andrea e, l’altro, che ha visto coinvolto Venerdì, bambino nato a Genova.
Entrambe le vicende, seppur di molto differenti, si sono concluse con un decreto di rettifica del nome: Andrea è stato modificato in Giulia Andrea e Venerdì in Gregorio Magno.
Il seguito potete leggerlo qui ! 

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